martedì 30 agosto 2011

Sensori alle finestre o volumetrici interni ?

Salve, sto ristrutturando casa e devo fare tutti gli impianti. é una casa indipendente con giardino esposta da un lato su strada e tre lati giardino in una zona abbastanza isolata con alte due case vicine. la casa è su tre livelli ma da ogni livello si accede in casa in quanto il giardino è declive a tre livelli. Mi sto informando per un impianto di allarme ma ho ricevuto informazioni diverse: alcuni consiglino quello a fili, altri quello senza fili. Le aperture sono costituite da scuroni esterni e finestre in PVC. Non so se mettere sensori a battente agli scuroni o alle finestre e come se non bastasse non so che fare con eventuali volumetrici interni o esterni alla casa. Ho letto molto nel blog e ho già avuto tante informazioni utili. Volevo chiedere un parere nello specifico.

In primo luogo, visto che è in fase di ristrutturazione, Le consiglierei di scegliere un impianto filare: vista la complessità ed il numero di sensori credo sia la soluzione più conveniente sia da un punto di vista tecnico che economico.
La scelta dei contatti sui serramenti (interni o esterni) è economica e pratica, ma la penalizza nel caso in cui Lei volesse attivare l’impianto anche in modalità parzializzata per proteggersi quando è in casa. Dovrebbe chiudere tutti gli scuroni (e forse non è sempre il caso…)
Una soluzione potrebbero essere le barrierine a stilo tra gli scuroni e gli infissi: possono essere attivate anche in caso di serramenti aperti e proteggono bene il perimetro, ma se ha tante finestre il costo totale dell’impianto aumenta.
In ogni caso, una delle cose da tener ben presente è che il suo impianto dovrà funzionare in modalità parzializzata: verifichi con il suo installatore di avere tastiere (o attivatori) su tutti e 3 i piani in modo da poter inserire COMODAMENTE l’allarme dall’interno nelle zone in cui non è presente (la zona giorno durante la notte, ad esempio).
Per quanto riguarda la protezione volumetrica, se protegge bene il perimetro basta qualche sensore infrarosso nei punti strategici – costo ridotto, aumento della sicurezza notevole. Se invece ha delle finestre più ‘difficili’ da proteggere ma che non appartengono a locali abitualmente utilizzati (garage, tavernetta, mansarda, sottotetto, etc.) metta dei sensori volumetrici e parzializzi l’impianto in modo che in quelle aree l’impianto sia inserito anche quando Lei è in casa — vale la considerazione di cui sopra sull’attivatore comodo per inserire e disinserire l’impianto.

domenica 28 agosto 2011

Anomalia tensione su antifurto Logisty 2

Salve, io ho da tre anni l’allarme Logisty 2 E ME NE PENTO!!!! Da sempre allarmi di anomalia tensione dopo un paio di mesi, e dopo che viene sostituita la batteria dopo due tre mesi di nuovo da anomalia tensione. Purtroppo la Logisty si è fatta il nome ma poi una volta provato te ne penti. Poi ogni volta che mi sostituiscono una batteria sembra che mi fanno un favore; che dovrei dire allora io ogni volta che mi arriva una telefonata dell’allarme mi prende un colpo, e puntualmente è una dannata ANOMALIA TENSIONE. Addirittura i furbi della Logisty sono venuti a casa mi hanno cambiato la batteria e poi hanno fatto un resoconto dicendo che l’allarme era ben funzionante……. GRAZIE hanno cambiato la batteria!!!! Pensano che le persone vivono su un altro pianeta. Ormai sono arrivato al limite….. un mese fa mi hanno cambiato una batteria, ed ora l’allarme mi ha ridato anomalia tensione. Se fossero stati più seri avrebbero proposto una sostituzione totale.
Leggendo il suo post mi sono trovato di fronte ad un dilemma: da un lato, come ho scritto nelle piccole ‘regole’ di questo blog, non vorrei mai trattare di casi specifici relativi a marchi o prodotti; dall’altro, la prima regola di un blog è che la voce dei lettori è sovrana… e quindi credo sia giusto dare sfogo alla sua, credo giustificata, protesta.
Premetto, nel caso non sia ancora chiaro, che non sono affiliato in alcun modo a Logisty, ma ho avuto modo in passato di conoscere personalmente sia l’azienda che alcuni dirigenti nazionali, di cui ho un buonissimo ricordo sia umano che professionale.
Ha provato a scrivere la sua storia direttamente all’azienda? Il mio consiglio è quello di scrivere una mail (può farlo da qui: http://www.hager-sicurezza.it/contatti/1265.htm) e segnalare il suo caso. L’azienda avrà dunque modo di dimostrare la sua serietà in prima persona — non dimentichiamo che l’installatore che ha fatto la sostituzione potrebbe avere agito in modo errato. Si ricordi di segnalare che anche la batteria nuova è coperta da garanzia e che se dopo uno, due o tre mesi non funziona più, Lei ha diritto alla sostituzione gratuita della stessa, a meno che (come credo sia il caso) non si tratti di un problema diverso di assorbimento anomalo da parte della centrale.
Scriva e poi torni a raccontarci (nel bene e nel male!) cosa Le hanno risposto: sarà un grande aiuto per altri lettori come Lei che hanno lo stesso o simile problema e, soprattutto, speriamo una rapida soluzione ai suoi allarmi di anomalia tensione.
Grazie e speriamo di avere Sue notizie presto !

Che differenza c’è tra un sensore infrarosso e un volumetrico?

Che differenza c’è tra un sensore infrarosso e un volumetrico? In un impianto d’antifurto si può sostituire un volumetrico con sistema bilanciato con un sensore ad infrarossi?
Un sensore infrarosso è un sensore volumetrico.
Volumetrico significa che protegge un volume, a differenza di un sensore di apertura (un contatto magnetico, ad esempio) che rileva l’apertura di una porta o di una finestra. Infrarosso è il tipo di tecnologia (ci sono sensori infrarosso, microonda, doppia tecnologia infrarosso+microonda) e tutti sono ‘volumetrici’.
Se intende sostituire un sensore microonda (bilanciato) con un infrarosso può farlo senza problemi, a condizione che sia bilanciato anche l’infrarosso – ovviamente con il medesimo valore di bilanciamento.

giovedì 18 agosto 2011

Antifurto e Privacy (D.Lgs. 196/03)


Sentiamo spesso parlare, soprattutto nelle aziende, della normativa sulla Privacy – in particolare in riferimento all’obbligo di redigere il Documento Programmatico sulla Sicurezza (DPSS).
I riferimenti tecnici sono contenuti nel Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, intitolato Codice in materia di protezione dei dati personali meglio noto come Testo unico sulla privacy. Ma perché si parla di sistemi antifurto anche nella normativa sulla privacy?
Senza entrare troppo nello specifico, diciamo solo che questo decreto prevede l’adozione di misure di sicurezza minime per evitare che i dati raccolti dalle aziende possano essere distrutti, diffusi a terzi (se non previa autorizzazione), persi o sottratti; in effetti il titolo del D. Lgs. 196/03 illustra meglio lo spirito di questo codice: non si tratta solo di tutela della privacy in termini stretti, quindi della riservatezza delle informazioni raccolte, ma anche di protezione contro la perdita o la diffusione accidentale degli stessi.
A tal proposito, ricordiamo che la finalità del DPSS è quella di adottare una serie di misure minime di sicurezza che rispettino i parametri previsti per chi effettua il trattamento e che se le misure adottate non sono idonee ad evitare il danno, il Titolare è responsabile civilmente, anche qualora non ci siano gli estremi per la responsabilità penale prevista dalla legge.
Le misure minime di sicurezza devono quindi essere scelte dal Titolare sulla base della natura dei dati, delle caratteristiche del trattamento e dallo stato dell’arte. Uno degli aspetti importanti è la protezione dei dati raccolti — un fattore spesso sottovalutato: i personal computer sono in genere (dopo i contanti!) tra i primi oggetti, e spesso anche gli unici, sottratti durante i furti negli uffici. Sebbene da un punto di vista strettamente economico la perdita di qualche pc non sia drammatica, la perdita dei dati invece potrebbe esserlo. Non solo per la questione, ovviamente, operativa a cui si può porre rimedio in tempi brevi utilizzando le copie di riserva (backup), quanto per l’eventuale diffusione di dati personali che potrebbero essere impropriamente utilizzati, con tutte le spiacevoli conseguenze del caso.
Ecco il motivo per cui nel DPSS viene fatta un’analisi specifica sulla protezione fisica dei dati: presenza di armadi con serratura, verifica degli accessi autorizzati e non autorizzati alle aree con presenza di dati e, non ultimo, presenza di un sistema antifurto anti-intrusione.